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Meritocrazia è diventata una parola usata e abusata ad ogni livello, in tutte le salse si tira fuori questo baluardo del “buon governo” di qualsiasi cosa, dalla Scuola alla Politica, dalle Aziende alle Parti sociali.

Tutti esaltano e acclamano la meritocrazia, la quale più che viene tirata in ballo più si dimostra una parola vuota, o per così dire, di parte rispetto a chi lo fa’.

Ci riflettevo dopo aver ascoltato per caso e senza volerlo, la conversazione di una ragazza, che in maniera un po’ agitata, parlava al telefono al supermercato, mentre girava tra gli scaffali.
La giovane, che avrà avuto più o meno trent’anni, con scoramento e un pizzico di rabbia continuava a dire che non ne poteva più di un qualcuno di turno che sul lavoro le dicesse cosa fare, qualcuno che a suo dire aveva forse conseguito la licenza elementare, mentre lei laureata, non aveva alcuna voce in capitolo, e ancor peggio doveva prendere ordini da soggetti con un bassissimo livello d’istruzione.

Fermo restando che non conoscendo nei dettagli la sua storia non posso esprimere alcun giudizio complessivo, mi fermo però ad analizzare pochi aspetti generali dei nostri tempi.

Primo fra tutti il fatto che la meritocrazia di cui tutti abusano nelle parole, consente di non tenere in realtà conto ad esempio del titolo di studio, è infatti una realtà sempre più comune incontrare nelle aziende, e nella vita quotidiana, persone con un bassissimo livello di studi che dirigono persone molto più titolate ed alle quali astutamente non si da nè spazio per crescere nè alcuna responsabilità onde evitare che possano dimostrarsi più bravi e competenti di chi, forse, il posto non l’ha guadagnato solo per meriti.

In sostanza tutto è in mano al libero arbitrio e alla personale valutazione di qualcuno, ed esente da parametri concreti oggettivi ma solo soggettivi.

La donna ripeteva… “..il mondo si è rivoltato, gira al contrario..”, e in effetti non aveva torto.

Non so a quanti sia capitato, ritengo a tanti, di dover eseguire ciò che veniva imposto da un soggetto molto meno titolato, con meno esperienza e anche con molta meno voglia di lavorare? Purtroppo non è piacevole e forse nemmeno giusto.

Meritorcazia è diventato il sinonimo del fa’ carriera chi dico io e senza regole!

Putroppo il mondo, quello del lavoro in particolare, ne è pieno, ma la favoletta che molti raccontano in giro dice che bisogna valorizzare la meritocrazia, la quale dev’essere la vera discriminate e il fattore che determina la crescita sul lavoro e nella vita.

Lasciamo pure perdere gli incapaci (perchè non si arrampicano..) o coloro che per nascita hanno avuto in dote poco, ma magari hanno anche studiato per molti anni della loro vita conseguendo titoli di studio pregevoli e costosi, e valorizziamo soltanto gli arrampicatori sociali, coloro che pur di arrivare sono disposti a tutto, e avremo ottenuto l’agognata meritocrazia.

C’è forse quasi da rimpiangere il ritorno ai tempi in cui la carriera era cadenzata dagli anni di anzianità lavorativa e a Scuola si passava col sei politico.

nanni